“I mafiosi ancora ai domiciliari sono solo l’aspetto più eclatante delle difficoltà in cui versa il sistema penitenziario italiano. Sono solo la punta dell’iceberg che ci permette però di focalizzare l’attenzione sul pericolo che sta rischiando di soffocare l’Italia: il rigurgito delle mafie dopo gli anni in cui eravamo riusciti a contenere i vecchi boss e contrastare il loro potere.”
A dichiararlo è Aldo Di Giacomo, Segretario Generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP.: “Evidentemente però, dopo Falcone e Borsellino, dopo le stragi mafiose e la retorica auto- celebrativa, le Istituzioni non sono state in grado di prevenire e analizzare l’evoluzione dei clan ed è stata sottovalutata l’importanza del sistema-carcere nella lotta alla criminalità organizzata.
Soprattutto, è stato sottovalutato il bagaglio di conoscenze che il Corpo di Polizia Penitenziaria può mettere a disposizione delle altre Forze di Polizia e della Magistratura.”
“Le indagini, gli arresti, i processi e le condanne ai boss mafiosi – continua Di Giacomo – non interrompono la loro carriera criminale. I boss mafiosi al 41-bis e le loro seconde schiere in “Alta Sicurezza”, cercano in ogni modo di continuare a gestire i loro traffici inquinando l’intero Sistema- Paese.
È fondamentale che la Polizia Penitenziaria venga messa nelle condizioni di poter operare al meglio nel fronte interno delle carceri.”
“Nei prossimi giorni, come SPP, presenteremo al Ministro della Giustizia e a quello dell’Interno, una serie di proposte per rendere più efficace il compito della Polizia Penitenziaria nella lotta alla criminalità organizzata”.