Un detenuto cardiopatico muore nell’infermeria del carcere di Santa Maria Capua Vetere, i garanti ne danno notizia sulle proprie pagine Facebook e la giunta napoletana della Anm critica le loro parole e la scelta social per via dei commenti negativi generati nei confronti di magistrati e ministro della Giustizia. La polemica tra la giunta napoletana dell’Associazione nazionale magistrati e il garante regionale dei detenuti Samuele Ciambriello scoppia per le parole usate dal garante regionale per commentare la notizia della morte del detenuto Renato Russo: «Chi ha sbagliato deve pagare il suo debito ma non a prezzo della vita – sostiene Ciambriello – L’inferno delle carceri e il virus dell’indifferenza!
Quando la politica, ora pavida e cinica, riprenderà in mano i suoi poteri e i sui doveri?» scrive sulla sua pagina Facebook, facendo riferimento alla morte del detenuto cardiopatico al quale erano stati negati gli arresti domiciliari, notizia apparsa il giorno prima sulla pagina Facebook del garante di Napoli Pietro Ioia.
«Orbene – replicano i magistrati della giunta presieduta dal magistrato Marcello Amura, affidando a un comunicato il proprio rammarico – tale dichiarazione getta una inaccettabile ombra di iniquità sull’operato dei magistrati perché essa non è suffragata da alcuna analisi o elemento a sostegno di quanto prospettato e non tiene conto del costante senso di responsabilità che essi adoperano nel tutelare la salute dei detenuti».
I magistrati criticano anche l’eco social delle dichiarazioni dei garanti Ciambriello e Ioia per via dei commenti lasciati da chi ha letto i loro post, «commenti – sostiene la giunta dell’Anm – altamente diffamatori da parte di altri utenti nei confronti dei magistrati, del ministro Bonafede, della direzione e del personale del carcere sammaritano, senza alcun tipo di attività di moderazione o censura da parte dei proprietari dell’account».
I magistrati parlano, quindi, di «un clima di ingiustificato rancore nei confronti delle pubbliche istituzioni che è assolutamente inaccettabile».
«E lo è ancora di più – aggiungono – se posto in essere da soggetti che per il loro ruolo istituzionale dovrebbero avere la capacità di interloquire con la magistratura in maniera misurata e funzionale per il raggiungimento di un obiettivo comune».
Di qui, la preoccupazione «per la propria incolumità che altresì tali condotte ingenerano in persone che esercitano, nel rispetto della legge, le proprie funzioni» e la conclusione, in cui la giunta della Anm si riserva un eventuale ricorso a «strumenti di tutela nelle opportune sedi».
Pronta arriva la replica del garante regionale Samuele Ciambriello: «Per il grande rispetto che nutro per le istituzioni e la magistratura, e per lo stesso ruolo di garanzia che sono chiamato a ricoprire, non intendo alimentare alcuna polemica in merito a questa vicenda.
Temo – aggiunge il garante regionale – che le mie dichiarazioni siano state male interpretate e non se ne sia colta la sostanza.
Sono molto dispiaciuto se qualcuno sui social fa uso strumentale delle mie dichiarazioni o commenta in modo offensivo.
Per quanto mi riguarda, laddove nelle mie possibilità, rimuovo sempre i commenti inopportuni, di cui ovviamente non sono responsabile, e per il futuro attiverò forme di controllo già severe nell’interesse di tutti».
E conclude: «Vorrei però che restasse in primo piano l’azione del mio ufficio che ogni giorno lavora nell’interesse del sistema penitenziario, a tutela dei diritti costituzionalmente garantiti».