La circolare del D.A.P. del 30 giugno contiene in continuità col passato il principio miope e se volgiamo anche colpevole che prevede di perseguire il percorso di progressiva riduzione del sovraffollamento nelle carceri favorendo l’utilizzo di misure alternative alla detenzione per tutte le persone detenute con malattie gravi che possano essere complicate dal COVID-19.
A dichiararlo è il segretario generale del sindacato di polizia S.PP. Aldo Di Giacomo: “consapevolmente diabolico non prevedere l’esclusione dei mafiosi e dei 41 bis da questa circolare come se non esistessero.
Se dovesse ritornare il COVID-19, come molti prevedono, sarà un’altra tana libera tutti.
Questa circolare va letta in un piano molto più ampio di distruzione del carcere duro, intensificata dalla morte di Reina.
Sono sempre più convinto che questo percorso trova terreno fertile nell’attuale sistema politico italiano ed europeo. Il comitato dei ministri europeo ha adottato una raccomandazione che aggiorna le regole penitenziarie europee del 2006.
La raccomandazione disciplina più nel dettaglio l’isolamento, ossia essere rinchiusi per più di 22 ore al giorno senza contatti umani significativi.
Si chiede all’Italia di rivedere il periodo massino di ore di isolamento in considerazione dei disordini mentali che i detenuti subiscono con questo sistema carcerario.
Prevedendo anche quotidianamente la visita del direttore del carcere e di un medico per valutare le condizioni mentali dei detenuti; inoltre, il carcere duro potrà essere consentito solo per un tempo breve e previsto.
Che questa raccomandazione verrà presa alla lettera credo che nessuno abbia dubbi, considerata la storia recente della politica carceraria del D.A.P. e del Ministero della Giustizia.
I segnali sono oramai tanti ed evidenti; è in atto un vero attacco al sistema del carcere duro che tanti risultati ha portato alla lotta alle mafie.
Da parte loro i criminali hanno ben compreso il momento favorevole e tutte le fragilità del sistema, infatti, tutto quello che è successo e che ancora succede nelle carceri italiane fa parte dello stesso percorso.
Della stessa strategia fa parte il piano di destabilizzazione della polizia penitenziaria e del sistema carcere attraverso un ricorso sistematico e organizzato di denunce di improbabili violenze sui detenuti.
La cosa che sconcerta maggiormente è di come nessuno ricordi il sacrificio umano che tutti quei giudici e poliziotti che hanno dato la vita per la lotta alle mafie e di quanto sia servito e serva ancora oggi più di ieri il 41 bis per combattere la criminalità; ma ancora più inverosimile e colpevole è dimenticarsi delle vittime e dei loro famigliari.
Lanciamo questo nuovo grido di allarme sperando che venga raccolta da qualche politico, giornalista, magistrato illuminato e coraggioso.
Se non vi sarà subito un cambio di rotta sarà troppo tardi anche per gridare aiuto”, conclude Di Giacomo.