Con l’approvazione del decreto sicurezza bis il Governo dimostra tutta l’incompetenza sul sistema carcerario e sicurezza del nostro paese.
Getta la maschera e svela da che parte sta, ossia, con i delinquenti: è non certo dalla parte del personale di Polizia Penitenziaria completamente ignorato come sono state ignorate tutte le nostre richieste per tutelare il lavoro di chi in carcere continua a rischiare la vita, introducendo poche norme tra l’altro di buonsenso.
Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo che aggiunge: “il segno più evidente è la bocciatura di un emendamento presentato dal DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) allo stesso decreto, che raccogliendo le forti e ripetute sollecitazioni del S.PP., prevedeva la perdita di benefici per i detenuti autori di aggressioni al personale penitenziario e l’inasprimento di pene nel caso di rinvenimento in cella di telefono cellulare, con pene da infliggere anche ai familiari del detenuto.
Un emendamento che è il risultato del nostro impegno assunto da qualche anno con sit- in, tour nelle carceri, manifestazioni per smuovere ritardi ed inadempienze, campagne di informazione e che quindi aveva alimentato attese ed aspettative andate deluse”. La verità inconfutabile – dice ancora Di Giacomo – è che il personale penitenziario è abbandonato al suo destino e a contrastare da solo la situazione drammatica di mancato controllo delle carceri.
È il caso di ricordare che un magistrato come Nicola Gratteri condivide il nostro grido di allarme lungo oramai 2 anni sul fatto che le carceri sono in mano ai carcerati e non più allo Stato; dal carcere è oramai certo che si impartiscono ordini all’esterno e si organizzano le strategie criminali per l’esterno.
Continua Di Giacomo: gli “eventi critici” vale a dire aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria, intimidazioni, atti di violenza tra detenuti hanno avuto un incremento del 700% e ogni giorno 12 poliziotti in media sono costretti a ricorrere alle cure di sanitari.
Purtroppo il nuovo sistema carcerario che dà più fiducia ai detenuti con il cosiddetto sistema “celle aperte” si è rilevato un meccanismo di aggravamento dell’emergenza sicurezza dentro e fuori del carcere che si registra da anni nel Paese.
Siamo stanchi di contare il numero di aggressioni di uomini e donne della polizia penitenziaria all’interno degli istituti di pena che sono in buona parte in mano ai detenuti.
Quanto ai telefonini, secondo i dati più aggiornati al 2018, è di 937 il numero totale di cellulari e sim ritrovati nei 190 istituti italiani. Quasi due per ogni carcere.
Con un aumento del 58,22 per cento rispetto al 2017 (quando i cellulari e/o sim rinvenuti furono 426). Nel primo semestre 2019 sono ancora in aumento del 30%. Questo significa – aggiunge – che per i capi delle organizzazioni criminali è una consuetudine diffusa impartire ordini con i telefonini.
Siamo di fronte all’ennesima situazione di totale insicurezza degli istituti penitenziari italiani che continuiamo a denunciare da tempo e che è il risultato dell’assenza di iniziative efficaci.
Non siamo più disponibili ad essere ostaggi di una politica incapace di affrontare il problema della sicurezza dentro e fuori le carceri.
La situazione di emergenza del sistema penitenziario italiano evidenzia un’attenzione esclusiva per le condizioni dei detenuti e non certo per chi lavora in carcere.