Nell’inchiesta in corso sul cosiddetto “dossieraggio” di politici e vip l’accostamento da parte di quotidiani e media dell’attuale capo del Dap Giovanni Russo, in qualità di ex coordinatore dell’ufficio delle Segnalazioni di operazioni sospette di cui era responsabile il giudice Laudati, pone innanzitutto un problema di opportunità.
In attesa che il capo del Dap, tirato in ballo da media per il ruolo di procuratore aggiunto che rivestiva, sarebbe il caso che, proprio per difendersi in piena libertà, rassegnasse le dimissioni.
Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziario secondo il quale è proprio il ruolo ricoperto in passato da Russo, prima dell’incarico al Dap, ad aver alimentato le notizie di stampa.
Soprattutto in questa fase complicata per l’Amministrazione Penitenziaria alle prese con una situazione di emergenza senza precedenti – afferma Di Giacomo – c’è bisogno al Dap di una guida autorevole che possa prima di tutto contare sul riconoscimento della sua autorevolezza.
Nessun problema personale ma più semplicemente per noi si tratta di affermare il principio che il capo del Dap è il garante del rapporto di fiducia, purtroppo messo in discussione dagli attacchi fisici e non solo agli agenti del Corpo, con il personale penitenziario che vive una condizione difficile e per alcuni aspetti di isolamento.