“Solo 4 celle su 20 di una sezione del carcere di Lucca sono effettivamente utilizzabili a causa delle devastazioni e degli atti violenti dei detenuti.
Chi si indigna adesso?”. È la domanda del segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo che ricorda invece la campagna ancora in corso contro la polizia penitenziaria per i fatti del carcere di Santa Maria Capua Vetere.
“Accade che da troppo tempo cresce l’attenzione solo ed esclusivamente per la rieducazione dei detenuti e per gli ulteriori benefici da concedere, mentre a partire dalla “storica” visita del Premier Draghi e della Ministra Cartabia a Santa Maria Capua Vetere della scorsa estate il personale penitenziario si ritrova additato all’opinione pubblica come “violento” e quindi capo espiatorio di responsabilità che vanno lucidamente ed effettivamente individuate.
Poiché è stato il Premier Draghi a metterci la faccia in occasione della visita, deve essere lui – aggiunge Di Giacomo – ad assumersi in prima persona la responsabilità di individuare le soluzioni più efficaci da perseguire.
Sinora purtroppo le misure adottate sono a “senso unico” dalla parte dei detenuti ai quali, secondo un’idea di recupero sociale, tutta teorica, si continua a concedere particolari condizioni di detenzione che hanno come unico risultato il vertiginoso incremento di aggressioni e violenze agli agenti e i continui atti violenti come quelli di Lucca.
Le problematiche degli istituti penitenziari sono sin troppo note per pensare ancora di studiarle come ha deciso di fare la Ministra Cartabia con l’insediamento dell’ennesima commissione di studio.
È l’ora di passare ai provvedimenti tanto più che la riforma della giustizia non può escludere quella del sistema carcerario.
Per noi – continua il segretario S.PP. – sul banco degli imputati deve sedere la politica che continua a manifestare tutta la propria incapacità ad affrontare vecchi ed incancreniti problemi e nuovi determinati dal buonismo nei confronti dei detenuti che ha prodotto le nuove regole “amiche” di perquisizione e l’ulteriore allentamento del sistema “celle aperte”.
Al Premier Draghi chiediamo di dare prova da che parte sta lo Stato e come intende, realmente, tutelare i suoi servitori.
Al Garante dei Detenuti che ha sollevato l’inagibilità delle celle – conclude Di Giacomo – diciamo che c’è poco da difendere di fronte agli episodi di violenza e tanto meno a sollecitare la ripresa di attività sociali e sportive magari quale premio”.