“Non è certo abbassando da 14 a 12 l’età minima in cui si può procedere penalmente contro un minore, come vorrebbe fare la Lega, che può aiutare ad affrontare l’“emergenza baby gang” ampiamente diffusa in metropoli e piccoli centri del Paese.
Né tanto meno aggravare le pene magari riempendo i 17 Istituti Penali per minorenni che ospitano oggi circa 300 giovanissimi e che si rilevano ampiamente inadeguati per il delicato compito di rieducazione sociale dei minori”.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “non ci si deve far prendere dall’emotività per i gravi fatti che si succedono ormai quotidianamente, come quelli di Desenzano e Peschiera del Garda che hanno colpito ragazzine molestate in treno o i continui episodi di violenza, ultimi ieri a Palermo.
Per noi le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse. Sarebbe troppo facile estendere la platea di minori perseguibili. Il primo problema è infrastrutturale oltre che di personale.
Invece di stanziare 28 milioni per le casette per l’amore il Ministero dovrebbe pensare agli istituti per minori per potenziarne il ruolo effettivo di rieducazione oltre all’adeguamento delle strutture carcerarie esistenti, fatiscenti e vetuste.
Se è utile ed importante soprattutto per le famiglie e gli educatori della scuola capire un fenomeno in forte crescita e diffusione lo è altrettanto – afferma – interrogarsi su cosa fare per la rieducazione dei giovanissimi autori di reati, perché un elemento credo sia da tutti condiviso: l’attuale sistema carcerario per minori non serve a nulla.
Anzi il 90% di chi entra in un istituto per minori si avvia verso una “carriera criminale” passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni.
Bisogna poi attrezzarsi per cogliere le novità intervenute negli ultimi anni: dalle baby gang di ragazze a quelle formate da stranieri, per lo più nord africani, che ad oggi sono intorno al 50% del totale. In questa situazione esplosiva – dice il segretario del S.PP. – diventa fondamentale avviare percorsi innanzitutto di studio e poi di formazione al lavoro e, contestualmente, rafforzare le attività ed esperienze di lavori socialmente utili. I ragazzi devono imparare un mestiere e convincersi che il proprio riscatto è nel non delinquere.
Purtroppo dopo la cosiddetta “riforma Cartabia” e quello che accade nelle carceri – dice Di Giacomo – non ci aspettiamo nulla dal Ministro e dal Parlamento per cambiare gli istituti per minori.
E siamo fortemente preoccupati perché la sicurezza dei cittadini, come stiamo ripetendo da tempo, si costruisce a partire dalla gestione dei penitenziari dove comandano ancora “loro”, i boss, i capo-clan, i più violenti, che continuano a rappresentare per troppi giovanissimi esempi da emulare”.