“Le alte temperature che perdurano da giorni in carcere aggravano le condizioni di vita e di lavoro di detenuti e personale penitenziario.
Ma un altro aspetto, che continua ad essere fortemente sottovalutato, è il pericolo della ripresa della diffusione del Covid: i focolai di Noto (35 detenuti positivi) e di Augusta (20) entrambi in Sicilia lo dimostrano, nonostante i dati complessivi del Ministero (al 5 luglio 159 detenuti e 305 agenti positivi).
Del resto se “fuori” è innegabile l’incremento della diffusione della pandemia, il carcere non può essere considerato immune, tanto più che è stata abbassata l’attenzione sulla prevenzione e il controllo”.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo per il quale “caldo e Covid messi insieme sono una miscela esplosiva di tensioni tra i detenuti difficili da controllare.
La battitura a Poggioreale-Napoli degli affiliati ai clan che, come è noto, difficilmente fanno azioni di protesta, è un segnale da non prendere sotto gamba.
In una cella ci sono anche otto-dieci persone con un solo ventilatore a disposizione.
È un’emergenza nell’emergenza aggravata dalle condizioni di vecchissimi istituti penitenziari che sono ancora in attesa degli otto nuovi padiglioni promessi dal Ministro Cartabia, insieme al Premier Draghi, esattamente un anno fa. Con l’aggravante – afferma Di Giacomo – che risulta complicato isolare i positivi per la carenza di spazi che invece il Ministero ha individuato con le “casette per l’amore”.
Noi proprio ieri il bilancio di questa caldissima estate (solo all’inizio) lo abbiamo fatto: otto suicidi e sei tentativi di suicidio nell’ultimo mese di giugno, una dozzina di casi di celle incendiate nelle ultime settimane, almeno cinque episodi di aggressione a personale penitenziario la settimana, sei risse tra detenuti di clan rivali o tra detenuti italiani ed extracomunitari nel giro di pochi giorni.
Siamo molto lontani dallo stucchevole dibattito politico in corso sulla riforma del sistema penitenziario”.
Il segretario S.PP. aggiunge: “Non siamo più disponibili a tollerare il lassismo e raccogliendo le continue proteste dei colleghi che non ce la fanno più a fare da “bersagli” su cui detenuti violenti possono scatenare la propria rabbia abbiamo deciso di passare alla mobilitazione.
Lo stiamo ripetendo, inascoltati, da troppo tempo: ci sono tutte le avvisaglie pericolosissime che con questa caldissima estate può riprendere la stagione delle rivolte con tutti i rischi e le conseguenze che abbiamo conosciuto nella primavera del 2020. Ripetiamo: temperature “africane” e Covid sono una miscela esplosiva”.