Il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo, in una lettera inviata ai Ministri Grazia e Giustizia (Bonafede) e Salute (Speranza), al DAP, ai Prefetti dei capoluoghi di provincia ha chiesto la convocazione urgente di un “tavolo sicurezza” che esamini la proposta di istituzione di una task force, formata da rappresentanti di tutte le forze dell’ordine e militari, per affrontare la situazione carceri in questa fase di diffusione nel Paese del coronavirus.
Secondo Di Giacomo, oltre ad affrontare le questioni di prevenzione e tutela della salute della popolazione carceraria e del personale penitenziario attraverso misure eccezionali improntate sul principio di “eccesso di precauzione”, è indispensabile predisporre un piano che affronti qualsiasi evenienza.
Le motivazioni – spiega il segretario del S.PP. – sono riferite principalmente al clima che si registra in tutte le carceri italiane e quindi non solo in quelle delle regioni dove la diffusione del virus è maggiore, anche a causa della individuazione di “zone rosse”, un clima di preoccupazione che si ripercuote direttamente con atteggiamenti violenti ed ostili nei confronti del personale.
I circa 60 casi di aggressione ad agenti penitenziari avvenuti nei primi due mesi dell’anno sono un segnale inequivocabile di cosa potrebbe accadere se si verificasse un solo caso di coronavirus tra i detenuti.
Non si sottovaluti – aggiunge Di Giacomo – che gli organici del personale penitenziario sono fortemente inadeguati specialmente nei reparti operativi e non possiamo aspettare lo svolgimento del concorso per assunzione di nuovo personale.
Risulta pertanto penalizzante la posizione dell’Amministrazione Penitenziaria di non aver provveduto ad individuare forme e sistemi di coordinamento con le altre forze dell’ordine in casi straordinari come questo.
A tutto ciò si aggiungano le proposte che provengono da settori della politica e di associazioni che chiedono l’adozione di provvedimenti di amnistia e/o indulto seguendo l’esempio di alcuni Paesi extraeuropei alle prese con lo stesso problema del rischio coronavirus nelle carceri e che hanno deciso di concedere gli arresti domiciliari per una parte dei detenuti.
Anche questo tipo di proposte – dice Di Giacomo – contribuisce a soffiare sul clima già incandescente di questi giorni nei nostri istituti penitenziari.
Per tutte queste ragioni – conclude – riteniamo che le istituzioni e i responsabili della sicurezza del Paese non debbano sottrarsi ad accogliere la nostra richiesta di incontro urgente ed operativo.