“Il sogno del carcere modello a Milano Bollate si è infranto con il ritrovamento in una cella di un detenuto – assunto a simbolo del carcere modello – di droga, telefonino cellulare ultima generazione con collegamento internet e denaro in contante.
Si prenda atto che il sistema penitenziario ha bisogno di serie e profonde riforme e non certo di sperimentazioni”.
A riferirlo è il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo, per il quale “non possono esistere carceri “moderne” e carceri “tradizionali” anche perché non si devono introdurre condizioni differenziate di reclusione. Il recupero sociale dei detenuti – continua – deve diventare un programma preciso e definito in ogni aspetto con le figure professionali di operatori necessari da affiancare al personale penitenziario.
È soprattutto il sistema “celle aperte” che si è rivelato inefficace ed anzi in molti penitenziari si è trasformato in sistema di aperta e diffusa illegalità oltre che di pericolo per il personale vittima di continue aggressioni.
Ben vengano le attività di formazione per la ristorazione, le attività di arte e spettacolo ma senza abbassare la guardia perché non esistono detenuti buoni e detenuti cattivi.
Di tutto questo – continua Di Giacomo – vorremmo si parlasse di più in questa campagna elettorale nella quale solo di recente si sta colmando il grave silenzio sulle condizioni di detenzione e di lavoro del personale penitenziario che abbiamo denunciato da settimane superando l’atteggiamento di ritrosia ad occuparsi di carcere nonostante i continui suicidi di detenuti (59 dall’inizio dell’anno) e le aggressioni quotidiane agli agenti.
Siamo riusciti ad introdurre il tema carcere in questa campagna convincendo gli schieramenti politici e i partiti che si contendono il successo dal voto del 25 settembre ad occuparsi delle gravissime problematiche del sistema penitenziario che riguardano i cittadini-elettori.
Non ci fermiamo qui e continueremo a stimolare a parlarne di più e soprattutto a presentare proposte”.