“Dopo il suicidio di un giovane tossicodipendente nel carcere di Frosinone – il 47esimo suicidio dall’inizio dell’anno – qualcuno l’ha chiamata “strage dei tossicodipendenti in cella”.
Forse non c’è definizione più appropriata. Io aggiungerei e dei detenuti con problemi psichici che insieme ai tossicodipendenti rappresentano oltre il 60% dei suicidi”.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo per il quale “all’emozione per questa ennesima morte, come per quella della sua coetanea tossicodipendente che si è tolta la vita a Verona, è necessario però far seguire la lucida analisi della situazione e con essa proposte concrete per mettere fine alla “strage di Stato” senza la facile ricerca di un capro espiatorio. Intanto qualche numero: la presenza di detenuti definiti “tossicodipendenti” è di circa 18mila (poco meno del 30% del totale); il 13% del totale della popolazione detenuta ha una diagnosi psichiatrica grave, in numeri assoluti significo oltre 7 mila persone.
Con queste persone particolarmente fragili nel 2021 che nel 2022, la media di assistenza psichiatrica e psicologica si attesta intorno alle 10 ore settimanali ogni 100 detenuti per gli psichiatri e intorno alle 20 ore settimanali ogni 100 detenuti per gli psicologi. È arrivato il momento – afferma Di Giacomo – che la presenza di “detenuti tossicodipendenti” e “detenuti psichici” si affronti nei modi e con gli strumenti più idonei, perché il carcere non può diventare il “ghetto sociale” nel quale liberarsi di persone con specifiche problematiche sino a lasciarle morire.
La prevenzione suicidi è dunque possibile a condizione che l’Amministrazione Penitenziaria voglia realmente praticarla.
Come sostengono gli esperti, la pandemia se in generale ha accentuato situazioni di disagio mentale, apprensione ed ansia, ha avuto e continua ad avere ripercussioni ancora più gravi nelle carceri dove – aggiunge Di Giacomo – il personale di sostegno psicologico come quello sanitario in generale ha numeri ridotti e non riesce a far fronte all’assistenza ancor più necessaria negli ultimi due anni di Covid.
Come sindacato è da tempo che abbiamo proposto l’istituzione di Sportelli di sostegno psicologico, tanto più contando su almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con continuità.
Come per il personale penitenziario che continua a dare prova di impegno civico è sicuramente utile attivare corsi di formazione ed aggiornamento per essere maggiormente preparati ad affrontare casi di autolesionismo e suicidio, oltre naturalmente a provvedere rapidamente all’atteso potenziamento degli organici”.
“Uno Stato che non riesce a garantire la sicurezza del personale e dei detenuti testimonia di aver rinunciato al suoi dovere civico fondamentale: le persone in custodia non devono essere abbandonate a sé stesse”.