“La rivolta al penitenziario di Roma “Rebibbia Nuovo Complesso”, sedata ancora una volta per la grande responsabilità e professionalità del personale penitenziario, è l’ennesima spia di cosa potrebbe accadere nelle carceri in questa bollente estate (non solo per la temperatura)”.
Ad affermarlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo per il quale “la situazione di controllo delle carceri da parte dello Stato, già sfuggita di mano da qualche anno, in questa estate rischia il tracollo.
Le mini-rivolte che avvengono quasi tutte con le stesse modalità, come accaduto a Rebibbia, vale a dire l’incendio di materassi e suppellettili, non si contano più. Solo per l’intervento degli agenti non abbiamo ripetuto le tragedie delle carceri sudamericane con centinaia di morti.
Noi abbiamo tentato un bilancio sinora di questa estate: 12 suicidi oltre a quello di un nostro collega e sette tentativi di suicidio, una dozzina di casi di celle incendiate nelle ultime settimane, almeno cinque episodi di aggressione a personale penitenziario la settimana, sei risse tra detenuti di clan rivali o tra detenuti italiani ed extracomunitari nel giro di pochi giorni.
E l’estate, che accresce la tensione tra i detenuti ampliando vecchie problematiche di carenza di personale penitenziario, infrastrutture e servizi, a parte le casette per l’amore, non è certo finita.
Per questo – aggiunge – abbiamo deciso azioni di mobilitazione per smuovere il “torpore” mentre di fronte all’emergenza esplosa con le cosiddette mini-rivolte diffuse in numerosi istituti e le quotidiane aggressioni al personale penitenziario – spiega Di Giacomo
– la politica ha deciso di rinviare tutto al nuovo Governo e al nuovo Parlamento.
Ma l’emergenza carcere non può aspettare il voto del 25 settembre e altri mesi per l’insediamento del Parlamento e del Governo.
Noi non siamo più disponibili a tollerare il lassismo e raccogliendo le continue proteste dei colleghi che non ce la fanno più a fare da “bersagli” su cui detenuti violenti possono scatenare la propria rabbia abbiamo deciso di passare alla mobilitazione.
Lo stiamo ripetendo, inascoltati, da troppo tempo: ci sono tutte le avvisaglie pericolosissime che con questa caldissima estate può riprendere la stagione delle rivolte con tutti i rischi e le conseguenze che abbiamo conosciuto nella primavera del 2020.
Per questo – conclude Di Giacomo – continuiamo a mettere in guardia: è ora – non domani – il momento di agire”.