Le parole del segretario generale del sindacato polizia penitenziaria dopo l’arresto avvenuto in Francia del 40enne, evaso l’11 gennaio scorso dal carcere di Avellino.
Il Carcere di Avellino rappresenta il fallimento del sistema penitenziario perchè è completamente in mano ai delinquenti e questo lo dice la Direzione nazionale Antimafia e, soprattutto, è dimostrato dai continui ritrovamenti di telefonini e dalle ripetute liti per assumere il potere nell’istituto”.
Così il Segretario Generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo, davanti alla Casa Circondariale di Avellino, commenta la situazione preoccupante dell’istituto penitenziario del capoluogo irpino, giunta al culmine con l’arresto in Francia del 40enne marocchino, evaso lo scorso 11 gennaio, segnalato come sospetto radicalizzato vicino al terrorismo islamico.
“Serve un segnale di discontinuità”.
E’ grave che dal 2013 ad oggi siano evasi 8 detenuti.
Il 40enne evaso lo scorso gennaio è sicuramente radicalizzato, notizia che è stata subito smentita dall’amministrazione ma oggi la Direzione Antimafia e la polizia francese evidenziano proprio questo.
Quindi, c’è da porsi un interrogativo. Il Dap sa chi ha nelle proprie galere?
Secondo me no” afferma il segretario generale SPP.”Il mondo della politica ha responsabilità enormi sulla sicurezza nelle carceri e su quella dei cittadini.
Ho chiesto al Ministro un segnale di discontinuità, necessario perchè non è possibile una situazione simile.
Il Dap provveda ad avvicendare direttore e comandante che, pur non avendo responsabilità dirette, devono essere inviati a fare il loro lavoro in un altro istituto” sostiene Aldo Di Giacomo.
“Da una parte, è vero, c’è una carenza organica marcata a cui l’amministrazione deve sopperire ma dall’altra parte abbiamo la problematica dei turni di notte nei quali dovrebbero esserci gli ispettori a coordinare tutte le attività ma, non so per scelta di chi, questi non lavorano.
Ad Avellino ce ne sono ben 16. Secondo me una gestione di questo tipo non è opportuna”.