Regolamento di conti in carcere a Perugia tra marocchini e tunisini con un detenuto finito in ospedale; incendio in una cella a Cremona con un detenuto che ha aggredito gli agenti; le cimici che hanno invaso i letti del carcere romano di Rebibbia; persino il caso dei giovani detenuti di Airola (Benevento) che hanno scattato selfie poi pubblicati liberamente sui social network e anche in un profilo Facebook creato ad hoc: sono solo alcuni degli episodi avvenuti in questi ultimi giorni a cavallo di Ferragosto nelle carceri italiane. Peccato che solo il Ministro alla Giustizia Andrea Orlando li ignora.
A sostenerlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del SPP (Sindacato di Polizia Penitenziaria), per il quale questo Ferragosto 2017, oltre che per i casi citati, sarà ricordato per l’estate della fuga dagli istituti penitenziari, l’alto numero di suicidi e casi di autolesionismo.
E sempre il Ministro Orlando continua a sottovalutare che con quasi 57 mila detenuti al 30 giugno 2017, il tasso di affollamento delle carceri italiane è cresciuto arrivando a 113 detenuti ogni 100 posti letto, 5 punti in più del 2016, mentre per tacitare la coscienza, il Ministro Madia, solo qualche giorno prima di Ferragosto ha firmato il decreto per l’assunzione straordinaria di appena 300 unità di polizia penitenziaria. Il numero di nuove assunzioni è ampiamente inadeguato al punto che non riusciranno nemmeno a colmare i pensionamenti che riguardano nel giro di pochi mesi almeno 1200 unità.
Basti pensare che 15 marzo scorso, la dotazione complessiva del corpo di Polizia Penitenziaria è di 36.506 unità che lavorano nei 191 carceri del Paese -dove sono detenuti oltre 56.800 persone con un indice medio di sovraffollamento del 113% – con un “buco” di organico di almeno 10 mila unità.
Una situazione diventata intollerabile per detenuti e per chi con loro – il personale di Polizia Penitenziaria – condivide le stesse condizioni di vita. La causa principale è la disattenzione della politica mischiata ad un atteggiamento buonista sintetizzabile dietro la presunzione di rieducare tutti i detenuti e malviventi nonostante gli efferati crimini commessi e ripetuti. E’ dunque questo il sistema che non funziona.
E come se non bastasse non si mostra la giusta attenzione per l’emergenza sicurezza rappresentata dal numero in continua crescita di extracomunitari ed immigrati reclusi nelle nostre carceri destinati a diventare a breve la popolazione carceraria più numerosa.
Sono questi i veri problemi – continua Di Giacomo – che i nostri politici non racconteranno mai. Nemmeno a ferragosto preferendo, come ha fatto il ministro Orlando, costituire ben tre Commissioni di studio per l’elaborazione degli schemi di decreto legislativo per la riforma dell’ordinamento penitenziario e del sistema delle misure di sicurezza personali. Ma – conclude il segretario del SPP – non c’è più nulla da studiare. E’ tempo di agire. Aldo Di Giacomo