Dopo l’allarme lanciato nelle scorse settimane sull’inspiegabile blocco del progetto per la costruzione della Casa Circondariale di Bicocca-Catania (che ha un finanziamento di 27 milioni di euro che si rischia di perdere), il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo lunedì 13 e martedì 14 maggio sarà a Catania per alcune iniziative. Nel pomeriggio di lunedì 13 sarà in visita al Carcere di Catania; martedì 14 dopo un incontro in mattinata in Prefettura con il Prefetto dott. Claudio Sammartino, alle ore 11,30 terrà una conferenza stampa davanti la sede della Prefettura. Una due giorni di impegni a Catania incontrando colleghi, autorità e cittadini – spiega Di Giacomo – per tenere alta l’attenzione su quello che si profila un autentico scandalo perché se non si procede all’inizio dei lavori lo Stato sarà costretto a pagare una penale all’impresa che ha realizzato il progetto. Una situazione che colpisce due volte la già gravissima emergenza del sistema penitenziario siciliano ed italiano. Il segretario del S.PP. ricorda i dati che riguardano gli istituti di pena della Sicilia dove sono reclusi circa 6.600 detenuti, 250 in più del massimo tollerabile; il 65% sono condannati definitivi e numerosi sono i detenuti appartenenti alle cosche mafiose ad elevato indice di pericolosità sociale; il personale in servizio nell’Isola, secondo i dati del ministero di Grazia e Giustizia, ammonta a 4.203 unità, ma di fatto almeno 500 sono impiegati per altri scopi con gravi problemi per garantire il controllo nelle carceri e il servizio di traduzione dei detenuti. Il nuovo istituto penitenziario di Catania – sottolinea – sulla carta prevede 450 posti, un numero importante tenendo conto l’alto indice di sovraffollamento di tutte le carceri specie siciliane e consentirebbe di applicare la norma della detenzione nella regione di origine. Il progetto del penitenziario è stato redatto tenendo conto di tutte le direttive del “Piano carceri”: penitenziari a indice di sicurezza attenuato “leggeri”; penitenziari concepiti in modo tale da impegnare nella vigilanza il minor numero possibile di agenti di Polizia Penitenziaria; penitenziari dotati di spazi trattamentali nel rispetto del Regolamento 230/2000. Inoltre, all’esterno del muro di cinta è previsto un edificio destinato ad ospitare le detenute con figli minori, così come previsto dalla normativa a tutela del minore (legge 21 aprile 2011, n. 62). È uno spazio protetto e con caratteristiche riconducibili al normale ambiente familiare. L’edificio è costituito da tre appartamenti in grado di ospitare complessivamente dodici detenute con i loro figli. Per il segretario del S.PP. “come dimostrano ritardi, inadeguatezze, sottovalutazioni da parte dell’Amministrazione Penitenziaria non si è in grado nemmeno di gestire l’ordinaria amministrazione che in questo caso scandaloso riguarda semplicemente l’iter burocratico-normativo-tecnico per la realizzazione di un importante progetto in grado di migliorare l’attuale dotazione carceraria caratterizzata da istituti di pena che hanno sino ad un secolo di vita.
Per noi che ci battiamo a salvaguardia della piena dignità di detenuti e personale di Polizia Penitenziaria in queste condizioni è sempre più difficile tutelare chi lavora nel carcere ed oggetto di continue aggressioni ed ottenere l’attenzione dovuta sulle condizioni dei detenuti come ha sollecitato di recente l’autorità indipendente per i diritti del detenuto, presieduta da Mauro Palma.