“È il caso di dire che siamo di fronte alla classica “scoperta dell’acqua calda”. Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria S.PP. commenta così il ritrovamento di 13 telefoni cellulari all’interno del carcere Baldenich di Belluno.
“Farà pure impressione nell’opinione pubblico l’alto numero sequestrato in una sola operazione ma è da anni – aggiunge – che denunciamo che negli istituti di pena italiani ci sono troppi telefonini. Nel solo primo trimestre di quest’anno, dalle notizie che abbiamo raccolto attraverso il nostro “tour” tra le carceri del Paese e i nostri delegati, sono circa 350 i telefoni cellulari sequestrati nel corso di perquisizioni e di altre attività di controllo.
Il record, con il ritrovamento di una sessantina di apparecchi, spetta a Poggioreale-Napoli da dove, come continuiamo a segnalare all’Amministrazione Penitenziaria, si continuano ad impartire ordini agli uomini e soprattutto ai giovanissimi dei clan”.
Di Giacomo aggiunge: “secondo i dati ufficiali di fonte ministero più aggiornati al 2017, è di 937 il numero totale di cellulari e sim ritrovati nei 190 istituti italiani. Quasi due per ogni carcere. Con un aumento del 58,22 per cento rispetto al 2016 (quando i cellulari e/o sim rinvenuti furono 426).
Numeri che purtroppo non indicano fedelmente la situazione. Questo significa – aggiunge – che per i capi delle organizzazioni criminali è una consuetudine diffusa impartire ordini con i telefonini. Siamo di fronte all’ennesima situazione di totale insicurezza degli istituti penitenziari italiani che continuiamo a denunciare da tempo e che è il risultato dell’assenza di iniziative efficaci ad opera del Ministro Bonafede che non ha dato alcun segno di discontinuità con il suo predecessore del Governo Renzi.
Non si sottovaluti che specie a Napoli – dice ancora il segretario del S.PP. – le cosiddette baby gang che scorrazzano provocando il terrore dei cittadini sono telecomandate dai boss in cella. Piuttosto che disquisire se allungare il tempo di colloqui telefonici consentiti ai detenuti è necessario concentrare ogni sforzo su come accrescere la sorveglianza soprattutto dei boss sottoposti al 41 bis e scongiurare il continuo invio di “pizzini” dalle celle, con e senza telefonini, per gli affiliati in libertà.
Noi – conclude il segretario del S.PP. – anche per questo continuiamo il “tour” tra le carceri e l’”operazione verità” avviata sui problemi veri del nostro sistema penitenziario”.