Quella «squadra speciale di giustizia per la protezione dei bambini» a cui pensa il Ministro Bonafede potrebbe essere un bel titolo per una nuova serie di fiction televisiva ma al di là della trovata fantasiosa, così come è stata annunciata, avrebbe qualche effetto solo nei film.
È il commento del segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo che giovedì 25 luglio terrà un sit-in di protesta a Roma davanti al Ministero di Grazia e Giustizia a sostegno delle sollecitazioni dei genitori di Bibbiano e delle famiglie italiane a definire misure efficaci di tutela dell’infanzia.
Di Giacomo – che ha proposto l’istituzione del “Codice Azzurro” sulla base del “Codice Rosso” già istituito – afferma che non c’è bisogno di una squadra speciale per far sentire, come dice Bonafede, il fiato sul collo degli operatori.
Sicuramente funziona nelle puntate delle serie televisive ma non in questa delicatissima situazione che registra, per ammissione gravissima dello stesso Ministro, l’assenza di una banca dati.
È davvero una dichiarazione che non può passare inosservata. Che significa che, forse, non si conosce nemmeno il numero dei bambini affidati o in fase di affidamento? Ma siccome i bambini non sono numeri da statistica e nemmeno attori di film, è ancora più incomprensibile cosa si intende fare perché i fatti di Bibbiano, per i quali si verifica un’estenuante lentezza di indagini, non accadano più.
E poi il Ministro riferisca quello che sa in materia di affidamenti su quelli che definisce “conflitti di interesse e collegamenti malati con la politica”.
Piuttosto, Bonafede risponda alla nostra protesta: in questa stagione estiva 54 bambini stanno facendo le “vacanze” in cella con le madri detenute. Il Ministro aveva dichiarato dopo la forte indignazione per l’uccisione a Rebibbia di due bambini da parte della madre detenuta che si sarebbero adottati i cosiddetti provvedimenti alternativi alla custodia in carcere.
Non è avvenuto nulla nonostante le visite ripetute di parlamentari e le loro esternazioni di indignazione.
O dobbiamo aspettarci anche su questa incivile e indegna condizione dell’infanzia dietro le sbarre un’altra serie di fiction televisiva?