“Spostare tutta l’attenzione mediatica sui presunti pestaggi di detenuti che sarebbero avvenuti nel carcere di San Gimignano-Siena è un’operazione che contiene il rischio di delegittimare tutto il personale di Polizia Penitenziaria degli istituti italiani che è già costretto a difendersi da mille attacchi dentro e fuori il carcere”.
A sostenerlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo evidenziando che “prima di esprimere condanne pesanti e definitive bisogna attendere il procedimento giudiziario.
Dalla nostra esperienza sappiamo bene che solo il 5 per cento di inchieste analoghe con il coinvolgimento di colleghi si è risolto con condanne. Per questo noi siamo dalla parte del personale di San Gimignano, tra l’altro additato tutto come quello più violento d’Italia, fino a quando non ci saranno condanne, sollecitando la massima celerità per la conclusione delle indagini per non offrire altro tempo alla campagna denigratoria in atto attraverso i media”.
“C’è sicuramente chi nel Governo, al Ministero, al Dap, ma più in generale nel Parlamento e in politica – aggiunge Di Giacomo – sottovaluta un aspetto: la delegittimazione del personale penitenziario, da una parte, rafforza i gruppi criminali e mafiosi che nelle carceri puntano al controllo totale e a proseguire l’attività impartendo ordini a quanti sono in libertà, come accade con i boss della mafia intercettati al telefono, oltre ad incrementare le aggressioni agli agenti, centomila volte maggiori del “caso San Gimignano”; dall’altra, equivale alla resa incondizionata dello Stato.
Purtroppo dal nostro osservatorio, dalla visione di chi lavora quotidianamente negli istituti penitenziari, giungono segnali sempre più allarmanti che rivolte, liti, ritrovamenti di telefonini e sim, droga, armi contundenti confermano, circa una situazione che vede gruppi di carcerati approfittare dell’indebolimento dell’autorità imponendo la loro autorità.
È questa una fase ancor più delicata – dice il segretario del S.PP.: – in quanto vede il nuovo Governo intensificare la “politica del buonismo” avviata con il precedente Governo che oltre ad estendere il sistema delle celle aperte aveva previsto persino le “celle per l’amore”.
Noi – conclude Di Giacomo – non consentiremo di “macellare” i nostri colleghi avvertendo che le conseguenze sono quelle di portare lo Stato al “macello”.