La sperimentazione di guanti anti-taglio in quattro istituti italiani e l’emendamento al decreto sostegni approvato in commissione Bilancio e Finanze del Senato alcuni giorni fa che autorizzano la spesa di 1,5 milioni di euro per l’acquisto di “divise antisommossa” per il Corpo di polizia penitenziaria sono solo i primi passi.
La spesa sopraindicata, prevede l’acquisto di 830 kit di protezione che includono: scudo, sfollagente, body-cam con micro sim, corpetto, guanti anti-taglio.
Le body-cam acquistate andrebbero abbinate, come avviene negli altri Stati, a taser, spray al peperoncino o altri deterrenti.
Sicuramente uno dei problemi principi dell’Amministrazione Penitenziaria sono le aggressioni verso il personale in divisa che ormai sono all’ordine del giorno.
Il consiglio Regionale della Lombardia ha dato proprio nei giorni scorsi il via libera all’acquisto di pistole al peperoncino e dissuasori di stordimento per la Polizia Locale Lombarda.
L’assessore alla Sicurezza, Immigrazione e Polizia locale di Regione Lombardia, Riccardo De Corato, ha dichiarato: “vogliamo evitare che i nostri agenti debbano ritrovarsi ad avere un ‘corpo a corpo’ con l’esagitato di turno, senza possedere l’adeguata strumentazione per tutelare la propria incolumità”.
L’S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) chiede subito la dotazione di ulteriori e nuovi dispositivi di protezione passiva ed attiva per gli agenti della Polizia Penitenziaria assolutamente in linea con quanto applicato in regione Lombardia; inoltre, l’Amministrazione dovrebbe istituire protocolli d’intervento e potenziare le sezioni ad hoc per i detenuti autori di atti di violenza in carcere in modo da garantire una maggiore sicurezza sia ai ristretti stessi, ma soprattutto ai poliziotti penitenziari.
Riteniamo, inoltre, che non bastando le blande sanzioni disciplinari o le eventuali querele a garantire il ridimensionamento di soggetti particolarmente “turbolenti”, dovrebbe trovare maggiore applicazione nei confronti di detti detenuti violenti, il regime previsto dall’art. 14 bis della L. 354/75, regime, questo, oggi scarsamente applicato.
La politica aggiorni l’ordinamento penitenziario offrendo maggiori garanzie a chi, come i poliziotti penitenziari, con pochi mezzi, uomini e tutele sono chiamati a contrastare eventi critici sempre più violenti, e non possiamo pensare che a risolvere il/i problemi possa bastare lo spostamento del detenuto da un carcere ad un altro, in questo modo nulla viene risolto, il problema viene solo spostato.