“Almeno noi, tirandoci fuori dal coro di tutte le altre sigle sindacali della polizia penitenziaria, non partecipiamo alla gara di attacco al D.A.P., simile all’antico e sempre efficace detto “sparare sulla Croce Rossa”, perché non si può considerare il D.A.P. l’unico responsabile della sempre più grave situazione del sistema penitenziario italiano”.
Lo afferma il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo: “Il problema dell’emergenza carceri e quindi, da una parte, della delegittimazione del personale e, dall’altro, dello stato di controllo degli istituti da parte della criminalità non è certo individuabile nel D.A.P., organo tecnico-amministrativo che non può essere scambiato né con il Ministero Grazia e Giustizia e né con il Parlamento e né con il sistema politico che usa sempre il linguaggio demagogico.
Ai nostri colleghi sindacalisti non dovrebbero sfuggire compiti e funzioni del D.A.P., codificati da normative e regolamenti, che esegue decisioni e provvedimenti, proprio come la famigerata circolare che modifica lo svolgimento delle perquisizioni in cella, assunti in altre sedi istituzionali e politiche.
Con questo non intendiamo assolvere il D.A.P. da colpe, che pure esistono, ma più semplicemente intendiamo fare chiarezza all’interno del personale penitenziario perché non si scambi il “palo” per il rapinatore.
Piuttosto, se il tentativo delle altre sigle sindacali, coagulate intorno allo stesso obiettivo, è quello di distogliere l’attenzione sull’inadeguatezza a fare sindacato e la perdita di fiducia degli iscritti, cresciuta negli anni per proprie responsabilità, per puntare su un “nemico unico”, riteniamo – dice Di Giacomo – che i nostri colleghi debbano aprire gli occhi e tenere dritte le orecchie perché la complicata e sempre più pericolosa situazione che li vede esposti a troppi attacchi mediatici e ad aggressioni vere e proprie dei detenuti non ammette passi falsi.
Non è casuale che a partire dalla “storica” visita del Premier Draghi e della Ministra Cartabia a Santa Maria Capua Vetere, a seguito dei noti fatti, il personale penitenziario si ritrova additato all’opinione pubblica come “violento” e quindi capo espiatorio di responsabilità che vanno lucidamente ed effettivamente individuate.
Per noi – continua il segretario S.PP. – sul banco degli imputati deve sedere la politica che continua a manifestare tutta la propria incapacità ad affrontare vecchi ed incancreniti problemi e nuovi determinati dal buonismo nei confronti dei detenuti che ha prodotto le nuove regole “amiche” di perquisizione e l’ulteriore allentamento del sistema “celle aperte”.
La competizione sul tesseramento– conclude Di Giacomo – deve avvenire senza travisare la verità e sulla base delle idee e delle proposte che ciascuno è in grado di presentare a tutela del personale penitenziario che forse mai come in questa fase è la priorità sindacale assoluta”.