Si terrà martedì 12 ottobre, con inizio alle ore 11:00 a Roma davanti la sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il sit-in annunciato nei giorni scorsi dal Sindacato Polizia Penitenziaria S.PP. per esprimere “una prima forte e civile protesta che raccolga le più vive preoccupazioni di tutto il personale penitenziario, a prescindere dal sindacato di appartenenza e chiedere un sostanziale cambio di rotta nella gestione dei problemi del sistema carcerario italiano”.
Il segretario generale S.PP. Aldo Di Giacomo spiega le motivazioni della manifestazione: “sollecitiamo, prima di tutto, di essere ascoltati perché non è possibile che i Garanti dei Detenuti nazionale, regionali e locali siano gli unici interlocutori del Ministro e del Governo e abbiano più voce in capitolo di noi.
È sempre l’atteggiamento buonista nei confronti dei detenuti che produce una forte disparità di interesse del Governo rispetto alle gravi emergenze che gli uomini e le donne al servizio dello Stato si trovano a fronteggiare ogni giorno nelle carceri.
A Draghi vogliamo chiedere conto delle promesse fatte insieme alla Ministra Cartabia quest’estate nella visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere sia sulla costruzione di nuovi padiglioni che sul potenziamento del personale ampiamente sotto organico, per la formazione, l’aggiornamento degli agenti e per superare le attuali condizioni di lavoro in un clima di grande preoccupazione a causa di aggressioni e violenze aumentate in modo esponenziale proprio dopo la visita al carcerare casertano.
Sempre al Premier intendiamo manifestare tutto il nostro dissenso sul “metodo di studio” delle problematiche degli istituti penitenziari individuato con l’insediamento di un’ennesima commissione di indagine.
È ora di passare a misure e provvedimenti concreti tanto più che la riforma della giustizia non può escludere quella del sistema carcerario.
Per noi che da tempo ci siamo chiamati fuori dal coro di tutte le altre sigle sindacali della polizia penitenziaria, il nemico numero uno non è il D.A.P..
Il problema dell’emergenza carceri è quindi, da una parte, la delegittimazione del personale e, dall’altro, lo stato di controllo degli istituti da parte della criminalità – aggiunge – non è certo individuabile nel D.A.P., organo tecnico-amministrativo che non può essere scambiato né con il Ministero Grazia e Giustizia e né con il Parlamento e né con il sistema politico che usa sempre il linguaggio demagogico.
Con questo non intendiamo assolvere il D.A.P. da colpe, che pure esistono, ma più semplicemente intendiamo fare chiarezza all’interno del personale penitenziario perché non si confondano le responsabilità”.
Per noi – continua il segretario del S.PP. – sul banco degli imputati deve sedere la politica che continua a manifestare tutta la propria incapacità ad affrontare vecchi ed incancreniti problemi e nuovi determinati dal buonismo nei confronti dei detenuti che ha prodotto le nuove regole “amiche” di perquisizione e l’ulteriore allentamento del sistema “celle aperte”.
Al Premier Draghi chiediamo di dare prova da che parte sta lo Stato e come intende, realmente, tutelare i suoi servitori”.