“L’orrore che si è consumato nel carcere della Dogaia di Prato dove un giovane detenuto per furto è stato vittima di tortura e violenze sessuali di gruppo, purtroppo, non è un caso eccezionale ma più semplicemente è un caso di quotidiana normalità.
Nei penitenziari troppi detenuti deboli finiscono nelle mani dei più forti che impongono violenze, soprusi, angherie.
Questa è la realtà delle carceri che si fa finta di non conoscere”. Così il segretario del S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: “noi non lo diciamo oggi.
Le violenze non figurano in rapporti ed inchieste perché non sono mai denunciate da chi è costretto a subirle sia per la paura della propria incolumità che per non subire l’umiliazione e quindi pagare sulla propria pelle una nuova violenza.
Pertanto fanno bene le Procure ad indagare e a punire i criminali, le gang che a comandare sono sempre e solo loro e che vogliono imporre il proprio controllo di traffici e la propria supremazia sullo Stato.
Solo che gli interventi di prevenzione si possono e si debbono attuare prima che le violenze siano consumate in cella, tutelando i detenuti più deboli.
È bene che i cittadini si rendano conto che nelle carceri non sono reclusi vittime o angeli, ci sono autori di crimini efferati per i quali da tempo invece si sostengono la clemenza e provvedimenti di indulto.
Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera convivenza dei cittadini.
Soprattutto dopo gli impegni solenni del presidente Draghi e del ministro Cartabia è ora che ci si occupi seriamente dei problemi del sistema penitenziario senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di colpo”.