“Il continuo ed allarmante aumento del numero di detenuti contagiati nel carcere di Taranto è purtroppo la prova più autorevole che non è l’obbligo vaccinale per il personale penitenziario a risolvere a contenere la diffusione del Covid se poi lo stesso obbligo non viene esteso a tutti, a cominciare dai familiari e dagli avvocati dei detenuti”.
Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo per il quale “gli ingressi dall’esterno di questo penitenziario, come accade in tutti gli altri, avvengono senza esibizione di Green Pass con un lungo percorso interno prima di arrivare alla sala colloqui dove davanti ad un tavolo è installato un semplice pannello in plexiglass come quelli che è possibile trovare nei bar. In queste condizioni, come possono confermare i medici e gli esperti della pandemia, non c’è alcuna condizione di prevenzione vera dal contagio.
È una situazione – dice Di Giacomo – che riprova la tesi coltivata da parte dello Stato del carcere completamente avulso dal resto della città dove invece si punta ad accrescere controlli e azioni di contrasto al Covid.
Francamente non riusciamo a capirne le motivazioni tanto più che il tentativo dei giorni scorsi di rivolta nel carcere di Taranto, a seguito del nuovo focolaio di Covid, dovrebbe mettere in guardia.
Si sta ripetendo lo stesso grave errore di sottovalutazione compiuto nella primavera 2020 con le numerose rivolte che hanno avuto come scintilla proprio la diffusione della pandemia.
È molto facile innescare di nuovo tensioni sulle quali la criminalità organizzata, i clan e le gang presenti nei penitenziari possono “soffiare”.
A noi pare di cogliere – afferma il segretario generale del Sindacato Penitenziari – una sorta di paura dello Stato che non ha alcuna intenzione di introdurre prescrizioni rigorose sul doppio piano giuridico e sanitario per i colloqui in carcere temendo la reazione di quei clan di criminali che continuano a dimostrare di comandare e controllare i penitenziari”.