“Le operazioni antimafia sulla “Nuova Mala del Brenta” in Veneto e “Lucania Felix” a Potenza hanno un denominatore comune: il carcere è il luogo migliore per riorganizzare gruppi criminali che si ritenevano annientati solo perché detenuti, è il posto di comando per l’esterno e la “scuola” per reclutare nuovi adepti”.
Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “sempre in entrambe le inchieste della magistratura dalle ramificate associazioni per delinquere di stampo mafioso emerge un ruolo particolare delle donne.
Un tempo i clan erano costituiti quasi prevalentemente da uomini adesso ci sono figure femminili coinvolte soprattutto nell’attività di riciclaggio e di intestazione di beni e con ruoli anche di comando dei territori.
Sono questi elementi, almeno per noi – continua – che non ci sorprendono perché da tempo mettiamo in guarda sulla situazione dei penitenziari, compresi quelli speciali, diventati luogo di relax per anziani capi-mafia e appartenenti a clan che, a conclusione della detenzione, tornano a delinquere.
È il prevalere della “tesi buonista” che favorisce operazioni di controllo del carcere sempre ad opera dei clan e della continuità di comando o di passaggio provvisorio alle donne del clan diventate già da qualche anno il passaggio naturale di testimone.
Il risultato è che –afferma Di Giacomo – lo Stato è “deriso” e sconfitto due volte: nel carcere dove non riesce ad assicurare il suo controllo e fuori dove non è in grado di garantire la sicurezza dei cittadini.
Altro che sistema delle “celle aperte” e programmi di rieducazione.
Servono più severità nel far rispettare le norme del sistema penitenziario potenziando il personale, le strutture e gli strumenti se si vuole veramente vincere la guerra contro la mafia a partire dal carcere”.
“E’ bene che i cittadini si rendano conto che nelle carceri non sono reclusi vittime o angeli, ci sono autori di crimini efferati per i quali da tempo invece si sostengono la clemenza e provvedimenti di indulto.
Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera convivenza dei cittadini.
Soprattutto dopo gli impegni solenni del presidente Draghi e del ministro Cartabia, è ora che ci si occupi seriamente dei problemi del sistema penitenziario senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di colpo”.