“A Santa Maria Capua Vetere stiamo assistendo ad un film già visto: i “cattivi” sono sempre gli stessi, gli agenti penitenziari che applicano le regole del sistema carcerario e i “buoni” sempre gli stessi, i detenuti ai quali sono negate persino le coperte…”.
Così il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo.
“E’ da settimane che ci appelliamo ai Ministri di Grazia e Giustizia Cartabia e alla Sanità Speranza – aggiunge – perché il focolaio Covid nel carcerare casertano – almeno 60 detenuti e una ventina di agenti positivi – non si blocca certo con l’intensificazione dei tamponi.
Quindi non siamo certo noi a non riconoscere l’emergenza della situazione in questo come in tanti altri istituti penitenziari del Paese che colpisce direttamente il personale in servizio e di conseguenze le loro famiglie.
Solo che rifiutiamo la parte dei “cattivi” e mettiamo in guardia contro una regia che, attraverso il remake del film già visto, punta ad esasperare il clima di tensione con lo stesso metodo che ha segnato la rivolta della primavera 2020.
Se non si interviene con misure straordinarie – aggiunge Di Giacomo – la campagna dei buonisti, che non sono solo i familiari dei detenuti ma forze politiche, associazioni, Garanti dei detenuti, intensificherà la richiesta: “liberi tutti”.
Lo stesso Premier Draghi si è richiamato più volte ai principi dell’Articolo 27 della Costituzione che riguardano lo strumento della detenzione (“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”) ma – continua il segretario del Sindacato Penitenziari – non mi pare faccia riferimento ai diritti del personale penitenziario che è stato messo nelle condizioni di non potersi nemmeno difendere dalle aggressioni.
Sono tanti infatti i colleghi che si ritrovano in inchieste giudiziarie che durano anni solo per aver esercitato il diritto-dovere di contenimento di fronte alla violenza e ad atti di rivolta dei detenuti.
Se si vuole che il personale debba subire passivamente le aggressioni lo si dica chiaramente.
È bene che i cittadini si rendano conto che nelle carceri non sono reclusi vittime o angeli, ci sono autori di crimini efferati per i quali da tempo invece si sostengono la clemenza e provvedimenti di indulto.
Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera convivenza dei cittadini.
Soprattutto dopo gli impegni solenni del presidente Draghi e del ministro Cartabia, è ora che ci si occupi seriamente dei problemi del sistema penitenziario senza illudersi che sfollando le celle, tutto si risolva di colpo”.