“La violenta rivolta dei detenuti nel carcere di Cremona della scorsa notte, con l’incendio provocato e l’allontanamento di un’ottantina di reclusi, è un brutto campanello d’allarme che rievoca la tristissima stagione delle rivolte della primavera 2020.
Attenzione a sottovalutare il nuovo segnale”.
Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “la tensione nelle carceri è palpabile e basta un qualsiasi pretesto nel caso di Cremona il cambio di un farmaco da somministrare a detenuti tossicodipendenti e con problemi psichiatrici – a scatenare la violenza.
Anzi è proprio negli istituti dove ci sono tossicodipendenti e persone con problemi mentali, due categorie molto numerose tra la popolazione carceraria, che bisogna predisporre maggiori e più adeguati interventi, misure di natura sanitaria sempre più impossibili oggi per la nota carenza di personale medico.
E in quanto a segnali proprio a Cremona che detiene il primato tra le carceri italiane per detenuti stranieri (oltre il 70%) – continua Di Giacomo – è il caso di ricordare tre episodi nel giro di poche settimane: un detenuto straniero si è tagliato e ha dato fuoco alla propria cella; un altro detenuto straniero si è lesionato il corpo, tagliandosi, e ha dato fuoco anche lui al materasso e ad altri oggetti della propria cella; un terzo detenuto ha tentato di strangolare un poliziotto.
Nel contempo ci sono stati tre tentativi di suicidio per impiccamento di altrettanti detenuti in un altro reparto, per fortuna sventati in tempo dal personale che anche nel caso dell’incendio ha evitato conseguenze più gravi specie di intossicazione dei detenuti.
Pur avendo il carcere lombardo una sua specificità di emergenza conclude il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – la presenza degli stranieri, come accade in tanti istituti, è un’altra questione che continua ad essere sottovalutata con gli agenti lasciati soli a fronteggiare rapporti resi già difficili da problemi di lingua”.