Il suicidio all’interno del carcere di Reggio Emilia di un detenuto di 36 anni di origini liberiane rappresenta la 29esima vittima in meno di sei mesi per un totale di 62 morti dall’inizio dell’anno.
Una “strage silenziosa di Stato” che ci allarma e perdura negli anni: nel 2021 i suicidi sono stati 54 con 132 morti in totale e nel 2020 61 suicidi con 152 morti – e ci allarma.
A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo. In Italia ogni anno in carcere, in media, su 10mila detenuti sono in 10,6 a togliersi la vita e almeno il doppio di casi di interventi di agenti penitenziari che sono riusciti a sventare con prontezza e professionalità tentativi di suicidi.
Fuori dal carcere, invece, i suicidi sono 0,6 ogni 10mila cittadini. I gesti di autolesionismo arrivano in media a 20 ogni 100 detenuti.
Purtroppo, come nel caso del detenuto liberiano, sono sempre storie di detenuti che hanno problemi psichici aggravati dallo stato di depressione, a conferma che sono soprattutto questi detenuti ad essere più a rischio e a richiedere al momento dell’arrivo in carcere interventi tempestivi ed efficaci.
La realtà è che la situazione è sfuggita completamente al controllo e ad ogni azione di prevenzione dell’Amministrazione Penitenziaria.
C’è chi insiste – dice Di Giacomo – perché si potenzino i protocolli per il rischio autolesivo e suicidario, attraverso l’incremento nelle strutture di personale sanitario con adeguate competenze rispetto a queste problematiche.
Gli istituti penitenziari necessitano, come abbiamo più volte chiesto ai Ministri Cartabia (Giustizia) e Speranza (Sanità) di personale medico e paramedico e di ambulatori attrezzati in primo luogo per le prime cure.
Uno Stato che non riesce a garantire la sicurezza della vita dei detenuti affidati in custodia per scontare pene giudiziarie testimonia di aver rinunciato ai suoi doveri civici.
Per questo – continua Di Giacomo – una sentenza della magistratura che condanna il Ministero non risolve nulla se non si dà attuazione ad un piano organico di intervento e di assistenza psicologica ai detenuti.
Noi non vogliamo continuare ad essere impotenti ad intervenire nella “strage silenziosa” che la politica con atteggiamento da struzzo finge di ignorare salvo con atteggiamento da coccodrillo dolersene ad ogni caso di morte”.