“Il detenuto trentenne condannato per omicidio (fine pena 2042) con problemi psichiatrici, che si è impiccato alla finestra della propria cella nel carcere di Bari, dopo aver annodato le lenzuola alle inferriate, è la 32esima vittima ini sei mesi, la sesta avvenuta nelle carceri della Puglia, per un totale di 68 morti dall’inizio dell’anno.
Una “strage silenziosa di Stato” che ci allarma e perdura negli anni: nel 2021 i suicidi sono stati 54 con 132 morti in totale e nel 2020 61 suicidi con 152 morti – e ci allarma”. A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di Giacomo.
“Purtroppo – aggiunge – ancora un suicidio tra i detenuti con problemi psichici che non dovrebbero trovarsi in carcere. a conferma che sono soprattutto questi detenuti ad essere più a rischio e a richiedere al momento dell’arrivo in carcere interventi tempestivi ed efficaci.
Da tempo come S.PP. chiediamo – dice Di Giacomo – di ritornare alle strutture psichiatriche di detenzione, abolite nel 2014, sia pure ripensate nei servizi da garantire e con un numero di personale specialistico adeguato e che si potenzino i protocolli per il rischio autolesivo e suicidario, attraverso l’incremento negli istituti penitenziari di personale sanitario con adeguate competenze rispetto a queste problematiche.
Il problema è che le Rems sono poco più di una trentina e i posti disponibili sono meno di quelli di cui ci sarebbe bisogno.
Secondo dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sarebbero 750 i detenuti in lista d’attesa per fare ingresso in una Rems ma molti di più quanti hanno problemi psichici.
Il tempo medio di attesa è di 304 giorni, con regioni come Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Lazio in cui l’attesa arriva fino a 458 giorni. Le regioni con più detenuti in attesa sono la Sicilia con circa 140 detenuti, la Calabria con 120 e la Campania con 100.
La percentuale più alta dei detenuti con disturbi psichiatrici soffre di nevrosi; il 30% di malattie psichiatriche collegate all’abuso di droghe e di alcool; il 15% di psicosi. Inoltre, gli episodi di autolesionismo di detenuti con difficoltà psichiatriche sono circa dieci ogni giorno, quattro sono le aggressioni che quotidianamente i poliziotti penitenziari subiscono da detenuti con problemi psichiatrici e due in media sono i tentativi di suicidio che la polizia penitenziaria riesce ad evitare.
I problemi – dice Di Giacomo – si sono dunque aggravati per responsabilità di politica e Parlamento che periodicamente annunciano impegni di riforma per poi disattenderli e rinviarli ad altri. Il risultato è che il personale penitenziario è lasciato solo a fronteggiare questa situazione e troppo spesso diventa oggetto su cui scaricare tensioni e malessere attraverso aggressioni.
È tempo che Ministero Grazia e Giustizia e Ministero alla Salute se ne occupino seriamente non delegando alla CEDU di occuparsene con periodiche sentenze di condanna dello Stato Italiano ma ritornando a strutture psichiatriche in grado di garantire almeno un minimo di assistenza a chi ne ha necessità”.
In Italia ogni anno in carcere, in media, su 10mila detenuti sono in 10,6 a togliersi la vita e almeno il doppio di casi di interventi di agenti penitenziari che sono riusciti a sventare con prontezza e professionalità tentativi di suicidi.
Fuori dal carcere, invece, i suicidi sono 0,6 ogni 10mila cittadini. I gesti di autolesionismo arrivano in media a 20 ogni 100 detenuti.