“A distanza di poche ore dalla mia iniziativa a Foggia, sciopero della fame, per denunciare le condizioni di grave emergenza del carcere, simbolo negativo estremo della situazione intollerabile in cui versano i penitenziari meridionali ed in generale italiani, si è verificato il suicidio di un giovane detenuto, proprio nel giorno del suo compleanno.
È il 54esimo dall’inizio dell’anno e il quinto in questo carcere a riprova che non può essere certo una task force, l’ennesimo organismo di super-esperti voluto da Ministero Grazia e Giustizia e Dap, a prevenire i suicidi in carcere”.
A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che aggiunge: “lo sciopero della fame che ho iniziato la scorsa settimana insieme al tour tra le carceri italiani è ormai l’ultima possibilità per riaccendere l’attenzione sul fenomeno dei suicidi, la spia estrema del profondo malessere che vive la popolazione carceraria.
Si pensi solo che abbiamo raggiunto già lo stesso numero di suicidi dello scorso anno e che l’età media è notevolmente abbassata con un numero maggiore di giovani.
Purtroppo, l’emozione provocata nell’opinione pubblica, grazie alla grande attenzione di giornali e media e della sensibilità dei giornalisti, che ringraziamo, non basta.
Come non basta una circolare ad intercettare il grave disagio, soprattutto psicologico, diffuso in particolare tra detenuti tossicodipendenti e con problemi psichici trasferendo ogni responsabilità ai Provveditori e ai direttori di istituto.
Ringrazio quanti da giorni mi fanno pervenire messaggi di solidarietà e sostegno.
Purtroppo, troppo facile – continua Di Giacomo – il classico ‘scarica barile’ delle responsabilità pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane (psichiatri, psicologi) e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire.
Così come è troppo facile, come fa il capo del DAP il Capo del Dap invitare i provveditori a garantire una particolare attenzione alla formazione specifica del personale, attraverso cicli di incontri a livello centrale e locale, destinati a tutti gli attori del processo di presa in carico dei detenuti.
L’estate si conferma dunque stagione problematica da gestire nelle carceri, mentre l’unica Regione che ha attivato, sia pure solo di recente, un piano di prevenzione suicidi è la Regione Lombardia che ha provveduto in questi giorni ad un aggiornamento.
Come sostengono gli esperti, la pandemia se in generale ha accentuato situazioni di disagio mentale, apprensione ed ansia, ha avuto e continua ad avere ripercussioni ancora più gravi nelle carceri dove – aggiunge Di Giacomo – il personale di sostegno psicologico come quello sanitario in generale ha numeri ridotti e non riesce a far fronte all’assistenza ancor più necessaria negli ultimi due anni di Covid.
Come sindacato è da tempo che abbiamo proposto l’istituzione di sportelli di sostegno psicologico, tanto più contando su almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con continuità.
Come per il personale penitenziario che continua a dare prova di impegno civico e che ha già impedito alcune decine di suicidi. Questa strage silenziosa deve finire con misure e azioni concreti”.