“Il 63esimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno – il detenuto 72enne che si è tolto la vita nell’istituto di Montorio Verona – irrompe alla vigilia del voto per riaccendere l’attenzione dovuta (e mancata) sulle emergenze del nostro sistema penitenziario. Purtroppo in campagna elettorale di questo si è parlato poco”.
A sostenerlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. che dalla seconda metà di agosto ha tenuto iniziative di proteste ed un tour tra le carceri italiane per rivendicare misure urgenti.
“In poco meno di nove mesi – aggiunge – è stato già superato il numero di suicidi dello scorso anno (57) e del 2020 (61) con una media di sette suicidi al mese.
Come accade da tempo ogni suicidio provoca indignazione e sentimenti di rabbia che – dice Di Giacomo – sono destinati a durare poche ore per poi allontanare dalla propria coscienza e dall’informazione degli italiani l’autentica “mattanza di Stato”.
Noi continuiamo a sostenere che non si può considerare civile uno Stato che non è in grado di garantire la sicurezza personale di cittadini che ha in custodia proprio come non è in grado di assicurare al personale penitenziario normali condizioni di lavoro sottratte al quotidiano rischio di aggressioni che in molti casi comportano menomazioni fisiche e gravi ferite.
Per tutto questo abbiamo chiesto (e continuiamo a farlo) la stessa attenzione che i partiti manifestano sul problema caro-bollette energetiche, perché ci sono azioni, misure, provvedimenti che si possono e si devono attuare subito, prima dell’insediamento del nuovo Parlamento e la nomina del nuovo Governo.
Più passa tempo e più l’illegalità si diffonde. I segnali della crescente tensione sociale – aggiunge Di Giacomo – sono facilmente interpretabili con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella primavera del 2020.
Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario è rivolto a far rispettare la legalità e a contrastare la mafia e la criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri.
Ma in queste condizioni non siamo in grado di poterlo fare.
Solo la Chiesa continua a manifestare impegno e dopo che Papa Francesco in occasione della sua recente visita a L’Aquila ha rivolto un pensiero al personale penitenziario e ai detenuti, il Presidente della Conferenza Episcopale Mons. Zuppi, a Matera, dove è in corso il Congresso Eucaristico Nazionale ha incontrato detenuti ed agenti del carcere materano.
Rinnovo dunque l’appello al Presidente della Repubblica Mattarella perché da garante della legalità faccia sentire la sua autorevole voce”.