“Le proteste dei detenuti del carcere di Genova sono un messaggio chiaro rivolto al nuovo Parlamento appena eletto e al nuovo Governo che sarà nominato: l’emergenza del nostro sistema penitenziario deve entrare a pieno titolo nel programma dei primi cento giorni di lavoro di Parlamento e Governo”.
Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo per il quale “il sovraffollamento è solo uno dei problemi che viene ereditato dal Governo ancora in carica con l’impegno assunto solennemente, più di un anno fa, dal Premier Draghi e dalla Ministra Cartabia di costruire otto nuovi padiglioni e di programmare interventi strutturali in penitenziari che hanno in molti casi più di un secolo di vita.
Purtroppo nulla di tutto questo è accaduto aggravando le condizioni di detenzione in celle sino a 6 detenuti in pochi metri quadrati e di lavoro del personale penitenziario.
Quello che proviene dal carcere di Genova inoltre – dice Di Giacomo – è un segnale che almeno noi avevamo previsto perché le aspettative dei detenuti si rinnovano ad ogni cambio di Governo su possibili provvedimenti di amnistia, indulto, affievolimento pene, ecc.
Su questo il nuovo Governo deve avere idee chiare senza cedimenti, come deve avere idee chiare su come tutelare il personale penitenziario dalle quotidiane aggressioni.
La realtà da contrastare è che dalle carceri del Nord e del Sud del Paese boss ed esponenti di spicco della criminalità organizzata continuano a comandare.
E non si sottovaluti – afferma il segretario del Sindacato Penitenziari – come denunciano in questi giorni i magistrati delle DDA regionali che le mafie approfittando di questa fase di crisi internazionale stanno concentrando i propri interessi sulle attività economiche e produttive per acquisire alberghi, ristoranti, imprese, intensificare l’usura”.