“I gravissimi episodi di Trapani – dove un detenuto extracomunitario con seri problemi psichiatrici ha lanciato liquido bollente sul volto di un agente penitenziario – e di Siracusa – con la brutale aggressione ai danni di un detenuto, ricoverato in gravi condizioni – ribadiscono che le carceri siciliane sono tra quelle del Paese in condizioni di più grave emergenza.
Una situazione che potrebbe esplodere da un momento all’altro”.
Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria per il quale “se oltre alla presenza di appartenenti a clan mafiosi si aggiunge quella, che denunciamo da tempo, di detenuti con problemi psichici, come è accaduto a Trapani, la situazione diventa per il personale penitenziario ancor più ingestibile.
Anche se nei cinque penitenziari siciliani il numero complessivo di detenuti (5.896) è inferiore di 550 unità rispetto al numero massimo di detenuti definito dalla capienza regolamentare (6.446) nei singoli istituti penitenziari si vivono problemi complicati.
Due strutture siciliane su cinque ospitano un numero di detenuti superiore rispetto alle proprie capacità e la situazione peggiore si registra presso l’istituto penitenziario di Augusta, con oltre 120 detenuti in più presenti rispetto al limite massimo consentito (484, rispetto ad una capienza regolamentare di 357).
Male anche al Pagliarelli di Palermo, in cui sono presenti quasi cento detenuti in più rispetto al consentito: infatti, l’istituto ospita 1.278 detenuti, rispetto ai 1.182 massimi da legge.
Altra caratteristica delle carceri dell’isola è la presenza di circa 3.500 detenuti che hanno già ricevuto la condanna definitiva e di circa il 20% di stranieri.
Tutto questo – continua Di Giacomo – mentre sono note le carenze di personale penitenziario e di strutture interne mentre un decimo dei 70 suicidi è avvenuto nelle carceri siciliane. In questa estate nel programma di tour tra le carceri italiane e di azioni di protesta ho tenuto iniziative specie in Sicilia per riaccendere l’attenzione.
Adesso le aspettative per quello che faranno il nuovo Parlamento e il Governo che sarà nominato sono grandi.
Ci aspettiamo una risposta forte che ristabilisca legalità e soprattutto il controllo dello Stato nelle carceri mettendo fine, una volta per tutte, al “comando” dalle celle di boss e capo clan. Il Governo deve porre nell’agenda dei sui primi 100 giorni l’emergenza carceraria con misure sempre più urgenti.
Non c’è più tempo da perdere come prova la rivolta di Terni.
Non è più tollerabile uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la sicurezza dei detenuti e dei suoi dipendenti (il personale penitenziario) testimoniando di aver rinunciato ai suoi doveri civici sino a far passare inosservata la “strage” di questa estate con detenuti di età sempre più giovane.