“Non vorremmo che le clamorose proteste di anarchici, l’inquietante striscione trovato fuori dal carcere di Viterbo, possano essere primi segnali di ribellione contro il 41 bis fuori che potrebbero entrare dentro le carceri, dopo il sì all’ergastolo ostativo, la “mano forte” con il decreto sui Rave Party, il rinvio al 30 dicembre per la riforma Cartabia, espressi dal Governo Meloni”.
Ad affermarlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, sostenendo che “mentre la “caccia all’agente” con le aggressioni di detenuti come avvenuto ad Ivrea, a Frosinone non ha tregua, negli istituti penitenziari bisogna manifestare grande attenzione ai comportamenti dei capo clan e dei detenuti a regime 41 bis, tra i quali si era creato un clima di attesa per le prime decisioni del nuovo Governo, con aspettative decisamente andate deluse.
E se non bastasse la delicata situazione che vivono le carceri per il passaggio al Governo Meloni c’è chi alimenta campagne di stampa e di opinione che, dietro il garantismo e i diritti dei detenuti, di fatto, contribuiscono ad intorbidire un clima in carcere già torbido.
Ben altra cosa – dice Di Giacomo – sono le parole di umanità cristiana pronunciate ieri da Papa Francesco con l’invito a “prendersi cura dei detenuti”. Noi come sindacato è da tempo che conduciamo una campagna contro quella che abbiamo definito la “strage silenziosa” che ha portato a 74 suicidi in carcere dall’inizio dell’anno.
Ma – continua il segretario del S.PP. – attenti a non confondere il 41 bis con le azioni pur necessarie di tutela dei diritti dei detenuti e aggiungiamo sempre del personale penitenziario sul quale si riversano sempre più pesantemente le problematiche di emergenza del sistema penitenziario.
L’auspicio è che le recenti visite del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alle carceri di Regina Coeli-Roma e Poggioreale-Napoli, scelte come simboli estremi dell’emergenza che vivono gli istituti penitenziari del Paese, da messaggio di rinnovata attenzione, come era nelle intenzioni del Ministro, si trasformino rapidamente in provvedimenti urgenti e concreti con almeno tre priorità: prevenire i suicidi dei detenuti, tutelare il personale penitenziario dalle continue aggressioni, programmare la costruzione di nuove carceri.
Per noi – conclude Di Giacomo – se il cambiamento che il Governo intende perseguire non sarà sostenuto da scelte mirate, accompagnate dalla condivisione dei sindacati del personale penitenziario, gli effetti potrebbero trasformarsi in un boomerang contro chi pure ha buoni propositi di rimettere ordine delle carceri”.