“Le estorsioni commissionate dal carcere dal boss del clan Cesarano, comodamente con il telefonino in cella, ai camorristi di Castellammare di Stabia, purtroppo non certo un caso isolato, hanno l’effetto immediato di scoraggiare la denuncia dei commercianti, piccoli imprenditori, cittadini vittime di estorsioni, seminando ulteriore paura ed affermando il comando del territorio.
Altro che “una telefonata allunga la vita”. I boss con le telefonate dal carcere, come si registra già in decine di episodi, danno ordini di operazioni criminali sui territori e persino di uccidere”.
Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo per il quale “come confermano magistrati delle DDA non solo in Campania ma anche in Sicilia e Calabria negli ultimi tempi si registra un calo consistente di denunce e di collaborazioni con le forze dell’ordine contro i clan.
Lo Stato incapace di bloccare il traffico di telefonini nei penitenziari sta dimostrando tutta la sua incapacità di controllo vanificando il grande lavoro dei magistrati antimafia e degli inquirenti.
E non si sottovaluti – afferma il segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria – come denunciano in questi giorni i magistrati delle DDA regionali che le mafie approfittando di questa fase di crisi internazionale stanno concentrando i propri interessi sulle attività economiche e produttive per acquisire alberghi, ristoranti, imprese, intensificare l’usura”.
“Questa situazione conferma – dice ancora Di Giacomo – che, come sosteniamo da anni, la lotta alle mafie si conduce a partire dal carcere dove sono detenuti capi clan e boss insieme ad esponenti di spicco delle famiglie.
E il continuo ritrovamento di telefonini in gran parte arrivati dal “cielo” (attraverso i droni) è il primo elemento per interrompere, una volta per tutte, il “comando” dal carcere ai territori oltre alle minacce ed estorsioni.
Per Di Giacomo “il caso del capo clan di Castellammare è l’ulteriore prova che l’emergenza del nostro sistema penitenziario deve entrare a pieno titolo nel programma dei primi cento giorni di lavoro di Parlamento e Governo.
Il nuovo Governo in proposito deve avere idee chiare senza cedimenti, come deve avere idee chiare su come tutelare il personale penitenziario dalle quotidiane aggressioni, da come bloccare i traffici di droga che in alcune carceri campani e siciliani raggiungono il business di grandi piazze di spaccio di Napoli e Palermo. L’S.PP. – conclude Di Giacomo – dopo l’intensa campagna della scorsa estate attraverso il tour delle carceri sta definendo un nuovo calendario di azioni di protesta perché la situazione è diventata esplosiva e non può scaricarsi sempre sulle spalle del personale penitenziario”.