“Non è questa la manovra finanziaria che merita il personale penitenziario. Siamo fortemente amareggiati perché i tagli complessivi per 35 milioni di euro al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in capo al ministero della Giustizia, toccano persino il servizio mensa personale”.
Così il segretario del S.PP. Aldo Di Giacomo sottolineando che è stato ignorato il nostro appello al Governo e al Parlamento perché i cosiddetti risparmi di spesa non si abbattessero quasi esclusivamente sul personale penitenziario.
“Anche per le assunzioni siamo delusi: 250 poliziotti l’anno, dal 2023 al 2026, per un migliaio in totale, è un numero troppo ridotto, a fronte di 18 mila unità mancanti.
Questo significa continuare la pratica dei turni di lavoro massacranti e le condizioni sempre più difficili specie in una situazione complicata come riprovano le continue aggressioni, le rivolte e le fughe, quest’ultime favorite proprio dal numero risicato di agenti di sorveglianza.
“E’ semplicemente intollerabile – aggiunge – che si tagli sulla mensa già in generale di mediocre qualità.
Come è noto nella legge di bilancio si prevede “la razionalizzazione della gestione del servizio mensa per il personale”, in modo da risparmiare 331.583 euro per l’anno 2023, 588.987 per il 2024 e 688.987 dal 2025.
Complessivamente, si prevedono riduzioni al personale carcerario per quasi 11 milioni di euro (15.400.237 nel 2024), sottovalutando le gravi carenze di strumentazioni, automezzi e persino di divise per le quali in tanti sono costretti ad arrangiarsi come se non spettasse all’Amministrazione occuparsene.
Sono scelte quelle del Governo ancora più incomprensibili perché dopo le prime dichiarazioni programmatiche della Presidente Meloni e i primi impegni assunti dal Ministro Nordio, entrambi – dice Di Giacomo – schierati, a parole, dalla parte degli agenti penitenziari e decisi, sempre a parole, ad introdurre modifiche nell’ordinamento giudiziario, ci saremmo aspettato ben altro, prima di tutto a tutela degli agenti vittime di continue aggressioni da detenuti violenti e costretti a lavorare in condizioni di pesante stress.
Non si sottovaluti che dall’inizio dell’anno sono avvenuti cinque suicidi tra il personale in aggiunta agli 80 suicidi di detenuti.
I risparmi si dovevano individuare in altra direzione tra le numerose voci di spesa superflua e di sprechi e non certo facendo sul personale penitenziario”.
