“Ma nel carcere chi comanda i detenuti o lo Stato?”.
È la domanda tutt’altro che formale che viene dal segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo a seguito della continuazione della ribellione dei detenuti nel carcere di Ariano Irpino.
“Dopo il sequestro di agenti per ore nelle mani dei rivoltosi ed un agente che ha avvertito un forte malore – dice Di Giacomo – la prova di forza dei detenuti continua in queste ore con il rifiuto di tornare nelle celle dopo il passeggio per l’ora d’aria.
È inaudito che lo Stato debba ricorrere alla mediazione e non possa dare una risposta adeguata all’ennesima rivolta.
Siamo alle solite: si soccombe di fronte alle violente proteste dei detenuti nel carcere irpino come in tutti gli altri del Paese nonostante il regolamento carcerario che impone di far rispettare la legge.
È ancora un cattivo segnale per il Paese e per il personale penitenziario che è costretto a subire e ad immolarsi in nome di una strategia che consente di tutto ai detenuti.
Tanto più che i rivoltosi non hanno nulla da perdere o al massimo rischiano il trasferimento in altro carcere.
Questa mattanza nei confronti del personale costretto a “volgere l’altra guancia” e a subire quotidiane aggressioni deve finire con misure e azioni concreti perché lo Stato non può abdicare al suo ruolo.
Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l’emergenza carcere e si diano risposte al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose problematiche che purtroppo in questi primi cento giorni del Governo Meloni, nonostante le aspettative innescate, si sono incancrenite”.