Gentile Presidente,
abbiamo salutato con soddisfazione le parole sulla situazione delle carceri che Lei ha pronunciato in occasione del suo discorso programmatico di insediamento del nuovo Governo, nel mese di ottobre 2022, in particolare sulle “condizioni indegne in cui lavora il personale penitenziario”.
In quelle parole abbiamo intravisto, dopo diversi Governi che hanno prodotto solo lo “sfascio” del sistema penitenziario, la possibilità di una svolta.
Ma a distanza di mesi e dopo aver “ingoiato” il “boccone amaro” dei tagli (manovra bilancio) in capitoli dell’Amministrazione Penitenziaria che si ripercuotono direttamente sul Corpo, Le manifestiamo delusione e rammarico.
Nonostante le condizioni di lavoro del personale penitenziario siano diventate “ancor più indegne”, con aggressioni quotidiane, turni massacranti, la situazione di emergenza determinata negli ultimi mesi – e che abbiamo continuamente segnalato in ogni sede e attraverso i media – richiede misure, interventi, provvedimenti di emergenza che non ci sono ancora.
Siamo arrivati ad un punto di non ritorno con il personale che non ce la fa più a subire ogni forma di angheria e frustrazione.
Per questa ragione, facendoci interpreti del diffuso malessere dei colleghi servitori dello Stato, Le chiediamo un intervento personale e diretto con un incontro a Palazzo Chigi per illustrarle alcune delle soluzioni da adottare e per recuperare il rapporto di fiducia tra Lei e il Corpo, che altrimenti sarebbe irrimediabilmente compromesso.
Le anticipiamo le sollecitazioni che riteniamo prioritarie per darle la possibilità di un primo esame:
Abolizione o modifica radicale del reato di tortura, poiché così come previsto, di fatto impedisce di compiere qualsiasi tipo di attività di contrasto alle violenze che quotidianamente interessano tutti gli istituti di pena del Paese, ne è riprova la recente condanna di 5 poliziotti penitenziaria a più di 5 anni di pena per avere solamente contenuto ed accompagnato di peso un detenuto che era diventato violento ed incontenibile;
Urge un serio piano di assunzioni che preveda in un prossimo quinquennio almeno l’immissione in ruolo di 20.000 nuove unità di polizia penitenziaria, tenuto conto che la media di età del personale è abbondantemente al di sopra dei 50 anni;
Valutare la riapertura di strutture apposite (ex Ospedali Psichiatrici Giudiziari) ove poter adeguatamente trattare e contenere persone che hanno commesso gravi crimini e che presentano problemi di natura psichiatrica, persone queste oggi abbandonate all’interno delle normali carceri con seri danni per la loro stessa salute e per tutti coloro che sono costretti a subirne la convivenza spesso insostenibile e violenta;
Autorizzazione all’uso del Taser all’interno delle strutture penitenziarie per prevenire situazioni fortemente critiche che vedono la messa in pericolo dell’incolumità fisica di detenuti o operatori (utilizzo dello strumento da effettuarsi ad opera di personale specializzato previa autorizzazione dell’A.D. e sotto controllo sanitario);
Incrementare l’utilizzo degli strumenti sanzionatori previsti per i detenuti che rifiutano di rispettare le regole ed impediscono di fatto il regolare svolgimento delle attività trattamentali, fare maggiore ricorso all’applicazione del regime di cui all’art.14 Bis della L. 354/75, strumento, questo, sebbene previsto scarsamente utilizzato;
Stilare chiare linee guida e protocolli per la gestione degli ingaggi che prevedono l’uso della forza fisica, nel caso sia necessario ripristinare l’ordine e la sicurezza all’interno delle strutture penitenziarie, senza incorrere nel rischio di essere incriminati per reato di tortura;
In ultimo, ma non per ordine di importanza, non può sottacersi che ormai da anni, il Corpo di Polizia Penitenziaria versa in uno stato di totale abbandono, ciò è anche dimostrato dal fatto che non c’è stata e non c’è attenzione per tutte le migliaia di Uomini e Donne che con grande sacrificio svolgono un delicatissimo lavoro, da anni a questo personale non vengono distribuite divise, scarpe, ed i capi di vestiario in uso sono in molti casi laceri ed indecorosi, per non parlare poi del fatto che siamo l’unico copro di Polizia che ancora oggi, dal 2018, data di entrata in vigore del decreto che istituiva per tutti i Corpi di Polizia e FF.OO. le nuove insegne di qualifica, a non poterle indossare e dove la maggior parte degli appartenenti ha le tessere di riconoscimento (tesserini) scaduti da anni, con qualifiche non rispondenti ai gradi attualmente rivestiti.
Le preannunciamo sin da ora che giovedì 23 marzo terremo una manifestazione di sensibilizzazione sulle problematiche del mondo carcerario pregandola e confidando nella sua presenza o di un suo delegato.
Fiduciosi di una sua risposta, le porgiamo distinti saluti.