Quanto è accaduto nel Centro di permanenza per i rimpatri di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, con la fuga di 24 migranti di cui solo due sinora rintracciati, e con il personale delle forze dell’ordine addetto alla sorveglianza lasciato in balia della rivolta, è solo la punta dell’iceberg di un problema da affrontare una volta per tutte con una soluzione netta e decisa: il rimpatrio immediato di tutti i profughi irregolari. È quanto sostiene il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che oggi sarà a Palazzo San Gervasio per una verifica diretta della situazione e per incontrare il personale delle forze dell’ordine e il sindaco. L’analisi dei dati del Ministero dell’interno – aggiunge – conferma invece le difficoltà nell’eseguire i rimpatri nel nostro Paese e l’inefficacia dell’intero sistema di trattenimento ed espulsione degli stranieri irregolari. Secondo il Rapporto sui Centri di Permanenza per il Rimpatrio consegnata al Senato nel dicembre 2017, dal 1 gennaio al 31 dicembre 2016, le persone transitate nei Cie sono state 2.984. Di questi, 1.441 sono stati rimpatriati, circa il 48%; 216 persone sono state rilasciate per decorrenza dei termini; 1.166 rilasciate con provvedimento di allontanamento dall’Italia. Altro dato su cui riflettere: secondo quanto dichiarato dal Ministro dell’interno alla Camera dei deputati, dal 1° gennaio al 15 luglio 2017 sono stati rintracciati in posizione irregolare 25.260 stranieri rispetto ai 21.147 dello stesso periodo (più 19,45 per cento). Di questi, ne sono stati allontanati 12.206 (più 27,52 per cento rispetto ai dati dello scorso anno). Ancora, nel 2016 a fronte dei 41.473 migranti rintracciati in posizione irregolare, i provvedimenti di rimpatrio complessivamente adottati (suddivisi in respingimenti alla frontiera, respingimenti del Questore, espulsioni del Ministro e del Prefetto, espulsioni dell’Autorità giudiziaria, ottemperanti alla partenza volontaria, ottemperanti all’ordine del Questore, riammessi verso altro Stato membro) sono stati 18.664, di cui 3.112 di espulsione con accompagnamento alla frontiera. Siamo in presenza di una situazione – dice Di Giacomo – che è completamente sfuggita di mano per il prevalere dell’atteggiamento buonista dell’accoglienza. E in proposito è il caso di ricordare agli amministratori comunali di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, lasciati da soli dallo Stato a gestire la sicurezza dei propri cittadini, che il 31 luglio 2017 il Tribunale di Bari ha emesso una sentenza con cui si condannano la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’interno a versare un risarcimento agli enti locali e al pagamento delle spese processuali per danni al prestigio e all’immagine della comunità locale, su ricorso degli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci, i quali hanno agito ‘in sostituzione’ del Comune e della Provincia di Bari attraverso la cosiddetta “azione popolare”. Nella sentenza si legge che la presenza del Cie a Bari reca un danno di immagine al Comune “… in conseguenza dei trattamenti inumani e degradanti praticati in danno dei detenuti” e “non risulta di certo idoneo all’assistenza dello straniero e alla piena tutela della sua dignità in quanto essere umano. Il risarcimento è ritenuto necessario per via dell’ingente danno arrecato alla comunità territoriale tutta, da sempre storicamente dimostratasi aperta all’ospitalità, per via delle scelte gestionali dell’amministrazione statale”.