15 maggio 2018. Di Giacomo, reclutamento e affiliazione detenuti a clan mafiosi fenomeno molto diffuso in carcere ad opera di capi clan

Attività, Editoriale Aldo Di Giacomo

Il reclutamento e l’“affiliazione” a clan mafiosi di detenuti, all’interno delle carceri, persino quelle di massima sicurezza, è una pratica molto diffusa come dimostra l’operazione antimafia, con dodici persone arrestate nel Brindisino, che ha colpito la Sacra Corona Unita attiva nei territori di Brindisi, Tututano e Mesagne. È il commento di Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) che aggiunge: da tempo abbiamo messo sul chi va là l’Amministrazione Penitenziaria e la magistratura su questo fenomeno. Accade infatti che le operazioni di reclutamento di nuova manodopera criminale avvengano proprio in cella ad opera di capi clan che continuano ad impartire ordini all’interno e all’esterno delle carceri. Del resto, non è un caso che in tutto il 2017 il numero totale di cellulari e sim ritrovati nei 190 istituti italiani è di 337. Quasi due per ogni carcere. Con un aumento del 58,22 per cento rispetto al 2016 (quando i cellulari e/o sim rinvenuti furono 213).Anche per questo insistiamo a non assumere atteggiamenti “buonisti” e permissivi nei confronti dei detenuti sottoposti al 41 bis magari con l’illusione di bloccare i “pizzini” e gli ordini che i boss dalle celle impartiscono comodamente con il telefonino. A 25 anni dalla introduzione del regime carcerario duro per i boss il problema centrale- dice ancora Di Giacomo – non è certo quello di regolamentare e uniformare in tutti gli istituti penitenziari la reclusione dei 728 detenuti ad oggi sottoposti al 41 bis, quanto, piuttosto, almeno per noi, è garantire che il regime carcerario non diventi “più comodo”. Quanto al cosiddetto “decalogo” sul 41 bis che detta disposizioni persino sull’arredamento delle celle e sul materiale fornito ai detenuti, francamente – continua il segretario del S.PP. – ci interessa poco uniformare le dimensioni del pentolame, le «forbicine (con punte rotonde), i taglia unghie (senza limetta), le pinzette (in plastica), oppure limitare la visione dei programmi ai principali canali della rete nazionale. Si metta piuttosto in condizione il personale di Polizia Penitenziaria di fare il proprio lavoro in piena sicurezza dotandolo di strumenti adeguati.

Il Segretario Generale

Dott. Aldo Di Giacomo

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