Non c’è più nulla di cui meravigliarsi: nelle carceri italiane ormai entra di tutto a conferma che vivono meglio i detenuti in cella che il personale di polizia penitenziaria. E’ il commento di Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) in riferimento al rinvenimento nel carcere di Campobasso di un involucro contenente droga. Piuttosto – aggiunge – senza parlare dei 337 tra telefoni cellulari e sim rinvenuti nei 190 istituti penitenziari italiani va evidenziato che ancora una volta la professionalità e la capacità del personale dell’istituto di pena sono stati determinanti nel bloccare l’uso di sostanze stupefacenti sequestrate e a determinare il trasferimento dei detenuti ai quali erano destinate. Nel sottolineare che nel carcere di Campobasso non è certo la prima volta che viene intercettata droga, Di Giacomo rivolge un appello al neo ministro alla Giustizia Alfonso Bonafede affinché tra le priorità della propria agenda di lavoro individui le criticità della cosiddetta riforma del sistema carcerario che gli ha lasciato in eredità il precedente ministro Orlando. Noi – aggiunge – siamo disponibili ad aiutare il ministro Bonafede ad identificare le maggiori e più gravi emergenze in modo da guadagnare tempo per ripristinare le legittime condizioni di detenzione e al tempo stesso di lavoro per il personale penitenziario che non può certamente occuparsi di tutto anche perché le piante organiche a Campobasso come negli altri istituti sono fortemente deficitarie di personale. Sono convinto – conclude Di Giacomo – che a campagna elettorale ampiamente archiviata con la formazione del nuovo Governo Conte e con un clima politico decisamente rasserenato e scevro da strumentalizzazioni è possibile tornare al tavolo del confronto e rivedere tutti gli aspetti della riforma Orlando tenuto conto che è impensabile risolvere i problemi della sicurezza, aggravati dai sempre più numerosi fatti di violenza come le rapine alle ville, le aggressioni agli anziani, con intere zone, quartieri di città in mano a delinquenti ed extracomunitari clandestini, svuotando le carceri e introducendo misure cosiddette alternative e di ravvedimento. Con più malviventi in giro accade esattamente il contrario.